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Cos’è la psicoterapia cognitivo-comportamentale?


Per spiegare cosa sia la psicoterapia cognitivo comportamentale proviamo a fare un esempio. 
Siamo a spasso con il nostro cane e, da lontano, vediamo un nostro amico. Alziamo la mano per salutarlo ma lui non ricambia il saluto.
Di fronte a questo semplice evento, ognuno di noi può pensare una miriade di cose diverse. C’è chi potrebbe pensare che il nostro amico non ci ha visto. Altri, invece, potrebbero pensare ha volutamente fatto finta di non vederci. Potrebbe essere arrabbiato con noi per qualche motivo? C’è che invece può pensare che l’amico si sarebbe vergognato di salutarci perché eravamo vestiti in modo poco curato. E così via. Gli esempi che potremmo fare sono pressoché infiniti. 
Ognuno di questi pensieri porta con sé una emozione completamente diversa. C’è chi potrebbe provare rabbia (“come osa ignorarmi?”), chi tristezza (“si vergogna di me, non valgo niente”), chi ansia (“chissà cosa sta pensando di me?”) e così via. 
Di fronte ad un evento semplice come quello che abbiamo appena proposto, ognuno di noi potrebbe esperisce una esperienza interiore particolare. Per qualcuno potrebbe essere la conferma del suo non valore, per altri, invece, la certezza che il mondo è ingiusto nei suoi confronti. 
Spesso non ci accorgiamo che tendiamo a pensare e reagire attivando più o meno gli stessi “schemi”. Questi sono spesso fonte di malessere, diventando quindi il bersaglio della Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. 
Questo tipo di approccio si focalizza principalmente sul ruolo giocato dai nostri pensieri, convinzioni, credenze nella genesi di emozioni negative così intense e durature da diventare fonte costante di disagio per la persona. Tali emozioni dolorose, spesso spingono le persone a mettere in atto dei comportamenti che, sebbene in un primo momento sembrano dare sollievo, si rivelano controproducenti e dannosi. 
Possiamo pensare, ad esempio, all’abuso di alcool o sostanze, ma anche al mangiare troppo o troppo poco, al ritiro dalla vita sociale o all’evitamento di determinati luoghi o azioni. Tali comportamenti si ripercuotono anche sulle relazioni affettive, aumentando di conseguenza il livello di disagio e di difficoltà della persona. 
La psicoterapia Cognitivo Comportamentale agisce in modo attivo su emozioni, pensieri (o schemi cognitivi) e comportamenti. Per farlo, però, è assolutamente necessaria la collaborazione reciproca tra terapeuta e cliente. Il lavoro è focalizzato sull’auto-monitoraggio dei propri stati emotivi, dei propri comportamenti, dei propri pensieri, e sulla loro discussione attiva. 
Va da sé, quindi, che non ci si può limitare all’ora di seduta settimanale. Si concorderanno insieme quali “compiti” eseguire, quali esposizioni, diari, esercizi, basati sulle necessità e possibilità della persona. Lo scopo finale è diventare “terapeuti di se stessi”, imparando a riconoscere i propri pensieri ricorrenti e gli schemi disfunzionali di ragionamento e di interpretazione della realtà, sostituendoli e/o integrandoli con convinzioni più funzionali. In questo modo, la persona apprenderà a gestire le difficoltà in maniera autonoma ed attiva, sperimentando autoefficacia e migliorando la propria qualità di vita. 

Schema Therapy


Sviluppata negli anni ’90 da Jeffrey Young e colleghi, la Schema Therapy è un approccio che integra elementi della terapia cognitivo comportamentale, della teoria dell’attaccamento, della psicoterapia costruttivista e della psicoterapia focalizzata sulle emozioni. 
Lo scopo di questo modello è quello di cogliere le tematiche che si nascondono dietro i sintomi, vale a dire emozioni, pensieri, ricordi, sensazioni corporee che nascono dal non aver visto soddisfatti, durante l’infanzia, i bisogni primari di amore, protezione, autonomia, libertà, spontaneità-gioco e contenimento. Questi sono, appunto, “schemi”, che vengono riattivati da particolari situazioni e che richiamano gli eventi dolorosi del passato, causando sofferenza e comportamenti disfunzionali. 
Gli Schemi sono modalità automatiche e ripetitive di interagire con il mondo che portano la persona ad attivare lo stesso ragionamento e conclusione finale. Per fare un esempio, non importa se verrò bocciata ad un esame o se semplicemente avrò bruciato la cena. Indipendentemente dall’importanza dell’errore commesso, io penserò di essere una incapace o un fallimento. Continuerò a leggere la realtà con gli occhiali del mio fallimento, vedendo unicamente le mie mancanze, non i miei pregi. 
Va da sé che tale lettura del mondo sarà fonte di sofferenza, ma ciò nonostante non riesco a farne a meno. È qualcosa di così familiare che mi definisce. Se non sono più un fallimento, cosa sono? Senza schemi sostitutivi la persona si sentirebbe persa. In fondo, meglio la sofferenza che il nulla. 
La Schema Therapy consente di individuare questi schemi, di flessibilizzarli o sostituirli in modo da relazionarsi in maniera adeguata al mondo e da cercare il soddisfacimento dei propri bisogni. Tutto questo viene raggiunto attraverso:
  • Una enfasi sulle emozioni e bisogni delle persone. Lo scopo è quello di cogliere quali esperienze si attivano in un determinato momento (i “mode”) per trovare modalità più adattive e sane per soddisfare i propri bisogni. 
  • Una comprensione delle difficoltà attuali attraverso episodi e dinamiche dell’infanzia e dell’adolescenza. Questi episodi vengono poi rielaborate e trascritte per favorire esperienze nuove e correttive nel presente.
  • Un’enfasi sulla relazione terapeutica, vista come base sicura e fattore fondamentale di cambiamento.

EMDR


L’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) è una tecnica psicoterapeutica ideate da Francine Shapiro nel 1989. Si tratta di una metodologia utile per il trattamento del trauma o di altre problematiche legate allo stress, in particolare lo stress traumatico ed il disturbo post traumatico da stress. 
L’EMDR si focalizza sul ricordo di una esperienza traumatica e si utilizzano i movimenti oculari o altre forme di stimolazione destro/sinistra per trattare disturbi legati a tale esperienza traumatica. 
La stimolazione bilaterale permette di desensiblizzare il ricordo legato all’evento traumatico, così da renderlo meno intrusivo e meno carico emotivamente. L’esperienza traumatica viene quindi elaborata, e la ristrutturazione cognitiva consente di cambiare le valutazioni cognitive su di sé e mettendo in atto, di conseguenza, comportamenti più adattivi.  
Tramite questa tecnica, l’esperienza traumatica non viene più vissuta come attuale. Il ricordo, restando nel passato, viene vissuto in maniera distaccata, non disturbante e meno pregnante da un punto di vista emotivo. 

Psicoterapia Cognitivo Comportamentale 
dell’Età Evolutiva


Numerosi studi hanno dimostrato l’efficacia degli interventi di tipo cognitivo-comportamentale per il trattamento dei disturbi emotivi e comportamentali che potrebbero contrastare un sano sviluppo nel bambino e nell’adolescente. 
Lo scopo è quello di analizzare e comprendere i problemi attuali del bambino o del ragazzo analizzandoli su tre piani:
  • Cognitivo: quali sono i pensieri che creano disagio.
  • Comportamentale: quali comportamenti disadattivi vengono messi in atto. 
  • Fisiologico: quali sono le reazioni somatiche associate. 
Immaginiamo un bambino che non vuole andare a scuola.
Potrebbe pensare: “la maestra si arrabbierà con me perché non so fare l’esercizio”, o “gli altri penseranno che sono stupido se non so rispondere alla domanda” (piano cognitivo). In seguito a questi pensieri, il bambino potrebbe mettere in atto comportamenti che facciano sì che la mamma non lo accompagni a scuola. Potrebbe ad esempio piangere, buttarsi a terra e protestare per non andare a scuola. Potrebbe non voler più fare i compiti o evitare di scrivere sul diario le pagine che deve studiare (piano comportamentale). Il bambino potrebbe inoltre lamentare mal di pancia, nausea, vomito o altre manifestazioni somatiche (piano fisiologico). 

La terapia cognitivo-comportamentale parte da un’analisi del problema che tenga conto di tutti questi piani, oltre che del contesto socio-familiare in cui il bambino è inserito. Fondamentale è il lavoro in rete con i genitori e con le altre figure di riferimento che interagiscono quotidianamente con il bambino. 
Gli interventi psicologici in età evolutiva, quindi, comprendono:
  • Consulenza alla genitorialità;
  • Supporto psicopedagogico ai genitori;
  • Psicoterapia con i bambini.
  • Percorsi psicoeducativi.  
Tutto questo deve essere preceduto da una fase di assessment psicodiagnostico che comprenda:
  • Colloqui con i genitori;
  • Compilazione di interviste e questionari per i genitori, per i bambini e, se necessario, per gli insegnanti;
  • Colloqui con il bambino;
  • Sedute di osservazione di gioco;
  • Valutazione del livello cognitivo ed eventuali approfondimenti. 

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